Dietro a buona parte dei venditori ambulanti africani che vediamo nelle nostre piazze si nasconde a nostra totale insaputa una delle più potenti "multinazionali" economico-religiose, il muridismo. Inchiesta su questo fenomeno completamente sconosciuto agli italiani...
Sappiamo bene che ogni città italiana è piena di venditori ambulanti, la maggior parte di origine africana. Molto di noi si lamentano che vendano senza avere una regolare licenza, altri invece si dispiacciono di fronte alla loro povertà. Queste persone sono ormai nostre “compagne di vita”; li vediamo ogni giorno, magari molti di noi hanno anche comprato qualche cosa da loro (un paio di occhiali marcati Gucci, o una borsa di Louis Vuitton), ma la realtà è che non li conosciamo veramente. Pensiamo al massimo che siano delle povere persone che si guadagnano come possono il necessario per mangiare, ma per molti di loro le cose non stanno così.
Dietro a questi uomini che ogni tanto vediamo correre con un sacco in mano per sfuggire alla polizia, si nasconde il muridismo. Si tratta di una ramo della religione islamica molto attivo che ha le sue origini in Senegal, in particolare a Touba, una città posta nella parte centrale del Paese. E' stata fondata nel 1883 dal giurista musulmano Ahmadou Bamba (foto)
Purtroppo in Italia c'è un silenzio vergognoso su questa realtà, a differenza di altri Paesi, come la Francia e l'America. Di seguito potete trovare un video di una puntata di un seguitissimo programma francese: Enquête Exlusive. Il giornalista ha seguito i movimenti di questi venditori ambulanti a Parigi e a New York, per poi finire il proprio viaggio a Touba. Il documentario purtroppo è in francese. Chi non conosce la lingua, nel seguito dell'articolo potrà comunque trovarne un riassunto.
Parigi, ai piedi della superba Tour Eiffel. Molti negozianti francesi con regolare licenza aprono i loro negozietti. In essi i turisti possono trovare oggetti vari, soprattutto ovviamente la Tour in miniatura. Da anni, però, l'economia di questi venditori è minacciata da africani che, irregolarmente, invogliano i turisti ad acquistare la loro merce, venduta a prezzi ben più competitivi. Questa attività è ovviamente illegale, ma per loro non è un problema: quando c'è bisogno di nascondere la mercanzia di corsa, si ricorre a punti prestabiliti: tombini, cassette dell'immondizia, ecc. Ma il luogo dove lasciano spesso la loro merce durante la notte è il più singolare. Letteralmente squarciano la tenda che circonda il negozio dei venditori francesi per deporre lì i loro oggetti. Il giorno dopo possono andare a riprenderli senza problemi. Eh si, perché non c'è pericolo che i negozianti si infurino e facciano sparire la merce: potrebbe costarli molto cara (come un senegalese gli fa notare).
E potrebbe costare molto cara anche agli indiani se decidono di vendere nella loro zona. I muridisti detengono infatti il controllo della piazza, e quando vedono uno "straniero" vendere nel loro territorio, usano diversi metodi persuasivi per farlo allontanare.
Intervistando un senegalese, veniamo a conoscenza di una notizia poco edificante per noi italiani. Alcuni di questi muridisti che sono emigrati in Francia, lo hanno fatto con un regolare visto ottenuto (neanche tanto difficilmente) in Senegal. La domanda è: ma come hanno fatto ad ottenerlo? Semplice, pagando 4 milioni di CFA (6000 euro) a uomini dell'ambasciata italiana. In questo modo sono riusciti a venire regolarmente in Italia. Da qui si sono divisi nelle varie città europee. Alcuni, come quelli in questo reportage, hanno deciso di trasferirsi a Parigi, altri sono rimasti sotto l'ombra del Colosseo. Fortunatamente gli autori italiani di questa truffa sono stati scoperti e denunciati. Lavoravano per l'ambasciata italiana di Dakar (la capitale del Senegal) e sono riusciti a far venire in europa più di 2000 africani.
Se l'Europa è il sogno finanziario per i muridisti, l'America resta comunque il paradiso. Qui, un venditore ambulante senegalese arriva a guadagnare il doppio di quanto guadagna a Parigi. C'è un quartiere interamente occupato da loro. In esso vi si trova una grande moschea muridista, un luogo dove la religione e gli affari sono molto uniti tra loro. Entrando in queste sacre mura, si può vedere come buona parte dei soldi che loro guadagnano in giro per il mondo grazie alla vendita di oggetti, va alla grande moschea di Touba (foto).
Quando quindi acquistiamo qualcosa da loro, stiamo finanziando i capi senegalesi del mouridismo, uno dei quali è Moudu Kara Mbacké (foto), che grazie a questi fondi ha potuto farsi costruire una nuova villa (l'ennesima) da 3000 mq con moschea privata! Mbacké è uno dei marabutti (leader spirituali) più celebri del muridismo. I fedeli porgono al loro marabutto una devozione quasi divina. Si dichiarano sottomessi a lui, corpo e anima, con buona pace di Allah! Grazie al suo carisma (e ai suoi soldi), Mbacké può vantare una grande influenza sul presidente senegalese in persona, e quindi anche sulle politiche nazionali ed estere.
La cosa più sconcertante in tutto questo è l'assoluta mancanza di informazioni su questo tema in Italia, mentre all'estero finalmente le notizie stanno iniziando a circolare.
Insomma, altro che poveretti che vengono da noi per fame! A differenza di tanti altri che invece cercano di venire da noi per sfuggire a guerre o alla miseria, alcuni africani sono mandati in giro per il mondo per raccogliere fondi per questa “multinazionale economico-religiosa”. Bisogna anche dire, infatti, che non si tratta più solo di senegalesi (sebbene essi rappresentino ancora la maggioranza dei venditori ambulanti africani che si vedono in occidente), in quanto questa corrente islamica si sta rapidamente espandendo per tutto il resto dell'africa nera. Alcuni di loro non sono veramente poveri, tenuto conto del tenore di vita senegalese (vedere il reportage per credere!). Hanno scelto di emigrare soprattutto per poter aiutare economicamente la loro comunità religiosa (visto che 10 euro, in Africa, valgono tantissimo), e, con comunità religiosa, si intende quasi esclusivamente il proprio marabutto che, ovviamente, non se la sente più di tanto di condividere i "propri" soldi con i suoi adepti. Infatti, molte persone che emigrano in occidente, pur di donare la maggior parte del denaro guadagnato alla moschea di Tuba, accettano di avere qui una vita di privazioni che non avrebbero avuto se fossero rimaste nel loro paese.
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